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La Torre di Babele
è il processo entusiasmante ed internazionale che abito da sempre.
Un invisibile labirinto che collega spazi fisici e mentali. Eretta sul
nulla, per raggiungere Dio, ha subito uninterruzione, ma meglio
direi, un rallentamento dei lavori, quando qualcuno ha urlato che quel
Dio non cera o che comunque non si trovasse lì. Poi qualcun
altro ha ipotizzato che Dio fosse dentro di noi o che noi fossimo Dio,
e così il problema è diventato come erigere una torre dentro
di noi per raggiungerci. Abbandonata la via delledilizia fisica
si è passati a quella delledilizia psicologica. Abbandonati
mattoni e calcestruzzo, sono arrivate casse di vino
è scoppiata
una festa! (edilizia sociale). Tutti ballavano da soli, parlavano da soli,
sorridevano da soli, fino a che qualcuno ha urlato: Siamo soli.
Imbarazzo generale superato da brevi colpi di tosse e brevi riflessioni
sulla condizione umana della solitudine della quale eravamo
ormai tutti coscienti. I camerieri hanno servito altro vino e la festa
è ricominciata. poi qualcun altro ha urlato: Siamo lune.
Imbarazzo generale, mai superato neppure da infinite bronchiti ed infinite
riflessioni sulla condizione umana della lunitudine della
quale pochi tra noi, ancora oggi, hanno preso coscienza. La Torre di babele
è il processo entusiasmante ed internazionale che abito da sempre.
Da anni sono cominciati i restauri per conservare quanto di fisico è
rimasto della torre, tra una festa e laltra, salendo, scendendo
scale e percorrendo infiniti corridoi cammino le mie inquietudini, insieme
a me un infinito numero di altri, incrociandoci sorridiamo
alle nostre solitudini. Marco Ferraris |
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