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Arte, Amore e Industria
Vorrei parlare dell'amore dal punto di vista dell'economia. Questa prospettiva
può sembrare singolare, ma bisogna sapere che il "padre" dell'economia
politica non fondava la sua nuova scienza esclusivamente sull'interesse egoista
e individuale, ma anche sul concetto di "simpatia". La tradizione
filosofica scozzese di cui fa parte Adam Smith si opponeva alla tradizione hobbessiana,
fondando la possibilità delle relazioni sociali sulle affezioni simpatetiche.
Un autore francese della fine del XIX secolo, Jean Tarde rivede questa tradizione,
ponendo la simpatia, l'amicizia, la "pietas" come uno dei principi
fondamentali nella costituzione del legame sociale. Gli uomini si oppongono
secondo i principi dell'Avere e si adattano secondo i principi della simpatia.
D'altronde questo tipo di amore sociale è, in ultima istanza, il motore
principale dell'evoluzione sociale. Tarde ne trae una teoria sociale ed una
economica che forse merita una rivisitazione. Mi limiterò a riassumere
brevemente la sua teoria sulle funzioni dell'arte in rapporto all'economia e
alla società. Secondo Tarde tutti i fenomeni sociali sono riconducibili
all'azione dei Desideri e delle Credenze che costituiscono la soggettività
(anima) umana. Ma le espressioni della soggettività non si risolvono
completamente in credenze e desideri, in giudizi e volontà. "Permane
sempre in essi un elemento affettivo e differenziale che gioca il ruolo attivo
e principale nelle sensazioni propriamente dette e che nelle sensazioni superiori
denominate sentimenti, anche in quelli più raffinati, compie un'azione
dissimulata ma ugualmente essenziale".
Le "sensazioni (o affezioni) pure" e i sentimenti costituiscono una
sorgente inventiva (creativa) individuale e collettiva e partecipano, come tali,
e sempre di più, alla definizione dei bisogni e delle finalità
della società (e dunque della valorizzazione economica). L' "elemento
affettivo e differenziale" è ciò che di più condiviso
fra gli uomini e meno direttamente comunicabile ci sia: l'esistenza pre-individuale,
l'esistenza sub-rappresentativa, l'esistenza virtuale (o l'elemento dionisiaco,
per parlare come il primo Nietzsche). La traduzione di questo elemento in cosa
comunicabile e il suo diventare condivisa sono assicurati dalle "arti".
Le arti sono i "grandi incantatori di serpenti delle anime" che non
si limitano a suggerire loro "volontà e idee comuni", ma soprattutto
"imprimono ad esse delle sensazioni comuni". La nozione di arte per
Tarde ha un doppio senso. "In una concezione allargata, essa comprende
tutti gli esercizi dell'immaginazione e dell'ingegno umano, l'invenzione in
tutte le sue mille forme". L'arte in generale serve a "soddisfare
il bisogno di espressione inventiva o di invenzione espressiva".
Essa è dunque per Tarde strettamente legata all'invenzione, meglio: l'arte
è l'invenzione stessa e come tale è presente in quantità
ineguali in tutte le attività.
Ci sono dunque delle "belle arti e delle arti meno belle". Per Tarde
"l'Estetica" ha un doppio ruolo sociale fondamentale (anche quando
si presenti come"arte per l'arte"): da un lato, a differenza dell'industria
e del commercio, "perfeziona e corona" le relazioni sociali; le arti
infatti "accordano i desideri li fanno servire a fini altrui, identificandoli,
unendoli in fasci, all'unisono, come fa l'azione guerriera pur senza diminuirne
in nulla la loro dissomiglianza, ". D'altro canto le arti aggiungono alle
anime "qualche cosa di infinitamente prezioso", imprimendone, costituendone
e evolvendone la sensibilità. questa doppia azione ha un effetto economico
diretto:l'arte agisce infatti sulle forze che determinano la formazione e l'evoluzione
dei "bisogni veramente sociali" della società.
Cerchiamo di determinare in modo più preciso questa doppia funzione dell'arte.
La virtù dell'arte è , in prima istanza, quella di accordare e
di perfezionare le relazioni sociali, essendo essa portatrice di un "ordine
futuro più largo e più potente" fondato sulla simpatia, anche
laddove "la ricerca del piacere diventi il suo solo oggetto". "Tale
piacere, da cui si origina e si diffonde il desiderio, è il piacere di
amare e di simpatizzare , di allargare senza sosta il cerchio della sua simpatia
o del suo amore; è il piacere prettamente sociale, che si duplica attraverso
la condivisione(...) il piacere di un gusto fondato su un giudizio di gusto
che si fortifica in ciascuno nella misura in cui è ripetuto da tutti."
Se l'arte introduce un disaccordo nella società, precede i principi della
morale che continuano ad appoggiarsi su dei "dogmi vecchi quando già
l'arte , anticipando l'avvenire, si rivolge istintivamente verso qualche concezione
più allargata o più profonda dello scopo della vita, che servirà
di base alla morale di domani".
Nonostante l'arte sembri avere il "suo imperativo categorico", (l'arte
per l'arte), come la morale ha il suo, (il dovere per il dovere), essa contribuisce
a diffondere le relazioni simpatetiche fra gli uomini. L'arte può giocare
questo ruolo di adattamento e di accordo, perché ha il privilegio di
suscitare negli individui dei sentimenti che giocano nella logica e nella vita
sociale , il ruolo dell'amore nella vita individuale. "Il sentimento dell'arte
è un amore collettivo e che si ripete di essere tale. Quando un uomo
è innamorato di una donna che viene amata da altri, soffre di questa
spartizione ; ma ciascun spettatore che ammira un quadro, ciascun ascoltatore
che applaudisce un poema, è felice di vedere la sua ammirazione condivisa.
L'arte è la gioia sociale, come l'amore è la gioia individuale;"
La gioia sociale, secondo Tarde, è il proprio dell'agire insieme, dell'azione
comune che può esprimersi anche nel lavoro. E' attraverso l'amore, la
simpatia che le diverse attività degli uomini possono comunicare fra
loro.
La seconda funzione fondamentale dell'arte è quella di far "cadere
in comunità sociale" le affezioni pure degli uomini che in sé
e per sé non sono comunicabili, perché costituiscono ciò
che c'é di più "fuggevole, singolare e sfumato". Questo
porre in comunione delle sensazioni viene considerato da Tarde come una vera
forza sociale, allo stesso livello del lavoro o delle religioni.
"(...) i grandi artisti creano delle forze sociali altrettanto degne del
nome di forze, altrettanto capaci di crescere e decrescere con regolarità
quanto le energie di un essere vivente." L'arte giunge a fissare le affezioni
pure nel "cuore del pubblico". Ogni opera d'arte aggiunge una sensazione
o una varietà di sensazioni alla sensibilità. Gli artisti sono
dei reali "produttori" perché partecipano alla costituzione
della soggettività individuale e collettiva. La sensazione e la sensibilità
sono dunque i "prodotti" del lavoro artistico. "Dunque, fabbricandoci
in tal modo l'anello (tastiera) della nostra sensibilità , stendendolo
e perfezionandolo senza sosta, i poeti e gli artisti sovrappongono, in parte
sostituiscono, alla nostra sensibilità naturale, innata, incolta differente
in ciascuno di noi e essenzialmente incomunicabili, una sensibilità collettiva,
simile per tutti, impressionabile come tale alle vibrazioni del milieu sociale,
in quanto nata da lui. I grandi maestri dell'arte, in una parola, disciplinano
le sensibilità, e di conseguenza le immaginazioni, le fanno riflettere
fra loro e ravvivarsi attraverso il loro mutuo riflesso, mentre i grandi fondatori
o riformatori di religioni, i sapienti, i legislatori, gli uomini di stato,
disciplinano i cuori, i giudizi e le verità." Dunque per Tarde,
l'arte ha, in ogni caso, degli "scopi reali esterni a se stessa. "Riassumendo,
sia per il suo scopo, sia per le sue procedure, l'arte è una cosa essenzialmente
sociale, soprattutto propria alla conciliazione superiore dei desideri e al
governo delle anime."
Arte e industria
Se l'arte è una forza sociale, occorre precisare in cosa si differenzia
dalle altre forze sociali, quali l'industria per esempio. L'arte in quanto soddisfazione
del bisogno di espressione inventiva è allo stesso tempo un' attività
specifica e una componente di ogni attività. Bisogna dunque analizzare
contemporaneamente come il lavoro artistico e il lavoro industriale si oppongano
o si accordino. La continuità delle transizioni fra arte e lavoro, non
impedisce di distinguerli in modo rigoroso. In ogni lavoro c'è dell'arte
e in ogni espressione artistica c'è del lavoro, ma in quantità
ineguale.
"Qui, come ovunque d'altronde,(notare che sembra fuggire alla maggior parte
degli evoluzionisti, facendo si che l'oblio allontani numerosi degli spiriti
puri dalla loro dottrina ), la continuità delle transizioni non impedisce
la chiarezza delle distinzioni." Il cogliere distinzioni e continuità
fra arte e industria, fra dimensione sociale e artistica è particolarmente
importante nel post-fordismo dove queste attività si ordinano in modo
molto rigoroso. La distinzione proposta da Tarde prende in considerazione la
situazione socio-economica della sua epoca, ma lui stesso ci suggerisce la direzione
dell'evoluzione economica: il valore estetico e il valore cognitivo giocheranno
un ruolo sempre più importante rispetto al valore d'uso. La differenza
fra arte e industria si regge in primis nel fatto che i desideri di consumo
ai quali risponde l'arte sono più artificiali e capricciosi di quelli
a cui risponde l'industria e richiedono "un'elaborazione sociale più
lunga." I desideri di consumo artistico sono, ancor più che i desideri
di consumo industriale, figli della' "immaginazione inventiva e scopritrice".
I desideri ai quali risponde l'industria sono "costanti, regolari, periodici
e si rigenerano da soli, spontaneamente, senza avere bisogno di essere provocati
dalla vista di oggetti propri a soddisfarli"; mentre i desideri ai quali
risponde l'arte sono "intermittenti, variabili nati dalla scoperta dei
loro propri oggetti" e "li chiamiamo amore." Solo l'immaginazione
che li ha fatti nascere può soddisfarli perché hanno origine quasi
esclusivamente nell'immaginazione, a differenza dei desideri di consumo industriale.
"I desideri che servono l'industria, forgiati è vero dai capricci
degli inventori, sorgono spontaneamente dalla natura e si ripetono ogni giorno
gli stessi, come i bisogni periodici che traducono; ma i gusti che l'arte cerca
di assecondare si riattaccano attraverso una lunga catena di idee geniali a
dei vaghi istinti, non periodici, e si riproducono solo modificandosi."
"Il desiderio di consumo industriale preesiste al suo oggetto e, benché
precisato o sofisticato da certe invenzioni del passato , non domanda all'oggetto
stesso che la loro realizzazione ripetuta; "ma il desiderio di consumo
artistico attende dal suo oggetto persino il suo compimento e chiede ad invenzioni
nuove che tale oggetto gli fornisca le variazioni delle invenzioni vecchie.
E in effetti naturale che un desiderio inventato, come è il suo oggetto,
abbia per oggetto anche il bisogno di inventare, poiché l'abitudine dell'invenzione
consisterà solo nel farne nascere e crescere il gusto." Questi bisogni
non periodici e accidentali sono nati da un "incontro imprevisto"
ed esigono un " imprevisto perpetuo" per vivere. Tarde li chiama anche
"amori", perché sono figli della simpatia.
Ma c'è una differenza ancora più importante tra lavoro artistico
e lavoro industriale. In realtà nella produzione artistica non é
possibile distinguere la produzione dal consumo in quanto l'artista prova lui
stesso il desiderio di consumo, egli cerca in primis di favorire il proprio
gusto e non solo quello del suo pubblico.
" In oltre, il desiderio di consumo artistico ha la caratteristica di essere
ancora più vivo e la gioia che lo segue è ancora più intenso
nel produttore stesso che nel semplice conoscitore. In ciò l'arte si
differenzia profondamente dall'industria (...). Nel fare artistico la distinzione
fra produzione e consumo va perdendo la sua importanza, poiché il progresso
artistico tende a fare di ogni di ogni conoscitore un artista, di ogni artista
un conoscitore."
Walter Benjamin, qualche decennio più tardi, giungerà alle stesse
conclusioni, analizzando la tendenza dello sviluppo industriale sulla base della
produzione cinematografica.
La relazione positiva tra arte, industria e amore
Il rapporto tra arte e industria non è solo di contrasto. L'industria
si rivela essere infatti la condizione dello sviluppo dell'attività artistica
nella misura in cui l'industria si sviluppa, essa rende il lavoro meccanico
e le tecniche industriali perdono così il loro carattere attraente e
di materie d'altri tempi. Ma se le trasformazioni gigantesche dell'industria
hanno fatto perdere al lavoro il suo fascino, hanno ugualmente permesso di eliminare
la durezza del lavoro fisico.
" Ancor meglio è renderlo meccanico piuttosto che bestiale, perché
la macchina è in primo luogo umana e spirituale. E di fatto un'attività
meccanica si concilia fortemente ad una spiritualizzazione elevata, mentre l'uomo
grezzo all'eccesso è incapace dello sforzo mentale." E' lo sviluppo
dell'industria che estirpa gli uomini dalla campagna per spingerli verso l'ipertrofia
della città che favorisce lo " sviluppo del sistema nervoso alle
dipendenze del sistema muscolare." Perché se oggi l'industria sembra
sottomettere il desiderio e il lavoro artistico alla sua logica di valorizzazione
mercantile, probabilmente è anche per la ragione seguente: l'allargamento
sempre più esteso delle relazioni fra gli uomini dove gli amori, le amicizie,
la pietas giocano un ruolo fondamentale. E' forse la diffusione degli affezioni
simpatetiche che obbliga l'industria all'estetica?
Esiste una possibilità per l'umanità?
Maurizio Lazzarato
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Art, Amour et
Industrie.
Je voudrais aborder la question de l'"amour" par l'économie.
Cette angle d'attaque peut sembler singulier, mais vous devez savoir que le
"père" de l'économie politique ne fondait pas exclusivement
sa nouvelle science sur l'intérêt égoiste et individuel,
mais aussi sur la "sympathie". La tradition philosophique écossaise
dont fait partie Adam Smith, s'opposait à la tradition hobessienne,
fondant précisément la possibilité de la relations sociale
aussi sur les affects sympathiques. Un auteur français de la fine du
XIX, Gabriel Tarde, renouvelle cette tradition, en faisant de la sympathie,
de l'amitié, de la «pietas» un des principes fondamentaux
de constitution du lien social. Les hommes s'opposent selon les principes
de l'Avoir et s'adaptent selon les principes de la Sympathie. C'est d'ailleurs
cette espèce d'amour social qui est, en dernière instance, la
source principale de l'évolution sociale. Tarde en tire une théorie
sociale et une théorie économique qui est, peut être intéressant
de revisiter.
Je me bornerais à résumer brièvement sa théorie
des fonctions de l'art par rapport à l'économie et à
la société.
Selon Tarde tous les phénomènes sociaux sont reconductibles
à l'action des Désirs et de Croyances qui constituent la subjectivité
(âme) humaine. Mais les expressions de la subjectivité ne se
résolvent pas entièrement en croyances et désirs, en
jugements et volontés. "Il y a toujours en eux un élément
affectif et différentiel qui joue le rôle actif et principal
dans les sensations proprement dites et qui, dans les sensations supérieures
appelées sentiments, mêmes les plus quintenssenciés, agit
d'une action dissimulée mais non moins essentielle."
Les "sensations (ou affections) pures" et les sentiments constituent
une source d'invention (création) individuelle et collective qui rentrent
en tant que telles, et de plus en plus, dans la définitions des besoins
et des finalités de la société (et donc de la valorisation
économique). L'"élément affectif et différentiel"
est ce qu'il y a de plus partagé entre les hommes et ce qu'il y a de
plus non directement communicable : l'existence pre-individuelle, l'existence
sub-représentative, l'existence virtuelle (ou l'élément
dyonisiaque, pour parler comme le premier Nietzsche).
La traduction de cet élément en chose communicable et sa mise
en commun sont assurées par les "arts". Les arts sont les
"grands charmeurs de serpents des âmes" qui ne se limitent
pas à leur suggérer des "volontés et des idées
communes", mais, avant tout, ils "impriment en elles des sensations
communes".
La notion d'art a pour Tarde un double sens . "Dans une conception large,
il comprend tous les exercices de l'imagination et de l'ingéniosité
humaine, l'invention aux milles formes." L'art en général
sert à "satisfaire le besoin d'expression inventive ou d'invention
expressive". Elle est donc pour Tarde strictement lié à
l'invention, elle est l'invention même, et comme invention elle est
présente, en des quantités fort inégales, en toutes activités.
Mais parmi toutes les productions de l'art "il en est que on qualifié
d'artistiques dans un autre sens du mot, qu'il s'agit de définir"
(523) Il y a donc des "beaux arts et des arts moins beaux". Pour
Tarde l'"Esthétique" a un double rôle social fondamental
(de toute façon même quand elle se présente comme "art
pour l'art): d'une part il "achève et couronne" les relations
sociales car les arts "accordent les désirs, non comme l'industrie
et le commerce, en faisant servir chacun d'eux aux fins des autres, sans diminuer
en rien leur dissemblance : ils les identifient, ils les unit en faisceau,
en un grandiose unisson, comme fait l'action guerrière." Et d'autre
part, les arts ajoutent aux âmes "quelque chose d'infiniment précieux",
en leur imprimant, en leur constituant et en faisant évoluer la sensibilité.
Cette double action a un effet économique directe car l'art agit sur
les puissances qui déterminent la formation et l'évolution des
"besoins vraiment sociaux"de la société.
Essayons de déterminer de façon plus précise ces doubles
fonction de l'art. La vertu de l'art est, premièrement, celle d'accorder
et d'achever les relations sociales, car il est porteur d'un "ordre futur
plus large et plus puissant" fondé sur la sympathie, même
dans le cas où "la recherche du plaisir devient son seul objet".
"Ce plaisir, en effet, dont il avive et généralise le désir,
c'est le plaisir d'aimer et de sympathiser, d'élargie sans cesse le
cercle de sa sympathie ou de son amour ; c'est le plaisir éminemment
social, qui se double en se partageant (...) le plaisir d'un goût fondé
sur un jugement du goût qui se fortifie en chacun à mesure qu'il
est répété par tous;" Si l'art introduit un déssacord
dans la société, c'est qu'il devance les principes de la morale
qui continue à s'appuyer sur des "dogmes vieillis quand déjà
l'art, anticipant l'avenir, se tourne instinctivement vers quelque conception
plus large ou plus profonde du but de la vie, qui servira de base à
la morale de demain."
Même lorsque l'art semble avoir "son impératif catégorique",
l'art pour l'art, comme la morale a le sien, le devoir pour le devoir, elle
contribue à diffuser les relations sympathiques entre les hommes. L'art
peut jouer ce rôle sociale d'adaptation et d'accord, parce que il a
le privilège de susciter dans les individus des sentiments qui jouent
dans la logique et la vie sociale, le rôle de l'amour dans la vie individuelle.
"Le sentiment de l'art est un amour collectif et qui se réjouit
d'être tel. Quand un homme est épris d'une femme qu'il sait aimée
par d'autres, il souffre de ce partage ; mais chaque spectateur qui admire
un tableau, chaque auditeur qui applaudit un poème, est heureux de
voir son admiration partagé . L'art est la joie sociale, comme l'amour
est la joie individuelle."
La joie sociale, chez Tarde, est le propre de l'agir ensemble, de l'action
commune qui peut s'exprimer aussi dans le travail. C'est par l'amour, par
la sympathie que les différentes activités des hommes peuvent
communiquer entre elles.
La deuxième fonction fondamentale de l'art est celle de faire "tomber
en communauté sociale" les affections pures des hommes qui en
soi et pour soit ne sont pas communicables, car elles constituent ce qu'il
y a des plus "fuyant, singulier et nuancé". Cette mise en
commun des sensations est considérée par Tarde comme une véritables
force sociale, au même titre que le travail, ou les religions.
"(...) les grands artistes créent des forces sociales tout aussi
digne du nom de forces, tout aussi capables de croître et de décroître
avec régularité, que les énergies d'un être vivant."
L'art arrive à fixer les affections pure dans le "coeur du public".
Chaque oeuvre d'art ajouté une sensation ou une variété
nouvelles de sensations à la sensibilité du public. Les artistes
sont des véritables "producteurs", car ils participent à
la constitution de la subjectivité individuelle et collective. La sensation
et la sensibilité sont donc les "produits" du travail artistique.
"Or, en nous fabricant de la sorte le clavier de notre sensibilité,
en nous l'étendant, et le perfectionnant sans cesse, les poètes
et les artistes superposent en partie substituent à notre sensibilité
naturelle, innée, inculte différente en chacun de nous et essentiellement
incommunicables, une sensibilité collective, semblable pour tous, impressionnable
comme telle aux vibrations du milieu social, précisément parce
qu'elle est née de lui. Les grands maîtres de l'art, en un mot,
disciplinent les sensibilités, et, par suite, les imaginations, les
font refléter entre elles et s'aviver par leur mutuel reflet, pendant
que les grands fondateurs ou réformateurs de religions, les savant,
les législateurs, les hommes d'États, disciplinent les esprits
et les coeurs, les jugements et les vérités." Donc pour
Tarde, l'art a, de toute façon, des "buts véritables extérieurs
à elle-même.". "En résumé, soit par son
but, soit par ses procédés, l'art est chose essentiellement
sociale, éminément propres à la conciliation supérieure
des désirs et au gouvernement des âmes."
Art et Industrie.
Mais si l'art est une force sociale il faut préciser en quoi elle se
différencie des autres forces sociales, telle l'industrie, par exemple.
L'art en tant satisfaction du besoin d'expression inventive est à la
fois une activité spécifique et une composante de toute activité.
Il faut donc à la fois analyser comment le travail artistique et le
travail industriel s'opposent ou s'accordent. La continuité de transitions
entre art et travail, n'empêche pas de les distinguer de façon
rigoureuse. Dans chaque travail il y a de l'art et dans chaque art il y a
du travail, mais les deux sont présentes en quantité inégales.
"Ici, comme partout ailleurs (remarque qui semble échapper à
la plus part des évolutionnistes, et dont l'oubli détourne de
leur doctrine nombre d'esprits nets), la continuité de transitions
n'empêche pas la netteté de distinctions."
La saisie des distinction et des continuités entre art et industrie,
entre dimension sociale et artistique est particulièrement importante
dans le post-fordisme où ces activités s'agencent de façon
très étroite. La distinction proposée par Tarde rend
compte de la situation socio-économique de son époque, mais
c'est lui même qui nous suggère la direction de l'évolution
économique : la valeur esthétique-et la valeur-cognitive vont
jouer un rôle de plus en plus important par rapport à la valeur-utilité.
La différence entre l'art et l'industrie tient d'abord dans le fait
que les désirs de consommation auxquels répond l'art sont plus
artificiels et capricieux que ceux auxquels répondent l'industrie et
demandent une "élaboration sociale plus longue."
Les désirs de consommation artistiques sont plus encore que les désirs
de consommation industrielle, fils de l'"imagination inventive et découvreuse".
Les désirs auxquels répond l'industrie sont "constants,
réguliers, périodiques et se reforment d'eux même spontanément
sans avoir besoins d'être provoqués par la vue des objets propres
à les satisfaire", tandis que les désirs aux quels répond
l'art, sont "intermittents, variables, né de la découverte
de leurs propres objet" et "on les appellent amours." Seulement
l'imagination qui les a fait naître peut les satisfaire car ils ont
leur origine, à la différence des désirs de consommation
industrielle, presque exclusivement dans l'imagination. "Le désir
que sert l'industrie, façonnés il est vrai par les caprices
des inventeurs, jaillissent spontanément de la nature et se répètent
chaque jour les mêmes, comme les besoins périodiques qu'ils traduisent
; mais les goûts que l'art cherche à flatter se rattachent par
une longue chaîne d'idées géniales à de vagues
instincts, non périodiques, et ne se reproduisent qu'en se modifiant."
«Le désir de consommation industrielle préexiste à
son objet et, même si précisé ou sophistiqué par
certaines inventions du passé, il ne demande à son objet que
leur réalisation répétée; "mais le désir
de consommation artistique attend de son objet même son achèvement
et demande à des inventions nouvelles que cet objet doit lui fournir
la variations des anciennes. Il est naturel, en effet, qu'un désir
inventé comme son objet ait pour objet aussi le besoin même d'inventer,
puisque l'habitude de l'invention ne saurait qu'en faire naître et en
accroître le goût."
>Ces besoins non périodiques et accidentelles sont nés d'une
"rencontre
imprévue" et exigent un "imprévu perpétuel"
pour vivre. Tarde les appelles aussi "amours", car ils sont fils
de la sympathie. Mais il y a une différence encore plus remarquable
entre travail artistique et travail industriel. Dans la production artistique
en réalité, on ne peut pas distinguer la production de la consommation,
car l'artiste éprouve lui-même le désir de consommation,
il cherche tout d'abord à flatter son goût et non seulement celui
de son public. "En outre , le désir de consommation artistique
a cela de particulier d'être plus vif encore, et la joie qui le suit
plus intense, chez le producteur lui-même que le simple connaisseur.
En cela l'art diffère profondément de l'industrie (...) En fait
d'art, la distinction entre la production et la consommation va perdant son
importance, puisque le progrès artistique tend à faire de tout
connaisseur un artiste, de tout un artiste un connaisseur."
Walter Benjamin, quelque décennies plus tard, arrivera aux même
conclusions, en analysant la tendance du développement industriel sur
la base de la production cinématographique.
La Relation positive entre Art, Industrie et Amour.
Le rapport entre art et industrie n'est pas seulement d'opposition. L'industrie
se révèle être, au contraire, la condition du développement
de l'activité artistique. A mesure que l'industrie se développe,
elle rend le travail machinal et les taches industrielles perdent ainsi leur
caractère attachant et des métiers d'autrefois. Mais si les
transformations gigantesques de l'industrie on fait perdre au travail son
"charme attrayant", elles lui font perdre aussi son "poids
fatigant". "Mieux vaut encore le rendre machinal que bestial, car
la machine est une oeuvre humaine et spirituelle avant tout. Et, de fait,
une activité machinale se concilie fort bien avec une haute spiritualisation,
tendis que l'homme grossier et robuste à l'excès est incapable
d'effort mental." C'est le développement de l'industrie qui extirpe
les homme de la campagne pour les pousser vers l'hypertrophie des villes qui
favorise le "développement du système nerveux aux dépends
du système musculaire." Pour Tarde rien n'est "n'est plus
favorable que cette transformation des tempéraments à l'épanouissement
artistique." De l'excès de l'industralisme sortira donc, peut-être,
le remède au mal. Car si aujourd'hui l'industrie semble soumettre les
désirs et le travail artistique à sa logique de valorisation
marchande, c'est aussi, peut-être pour la raison suivant : l'élargissement
de plus en plus large des relations entre les hommes où l'amours, l'amitié,
la pietas, joue un rôle fondamentale. C'est peut-être la diffusion
des affects sympathiques qui oblige l'industrie à l'esthétique.
Y-a-t-il ici une chance pour l'humanité?
Maurizio Lazzarato
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