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Amore e Dialogo
Anita mi ha chiesto di scrivere brevemente sull'idea di dialogo, quindi prima
di proseguire lasciatemi ripercorrere il pensiero di David Bohm e Patrick
De Mare. (Devo aggiungere che ho partecipato a qualche gruppo di dialogo di
Bohm ma non intendo qualificarmi come esperto né voglio promuovere
il Dialogo come panacea per tutti i mali del mondo.)
Bohm era un pensatore interessato a quelle che sentiva essere le tre dimensioni
essenziali dell'essere umano:
Individuale
Sociale
Cosmico e Religioso.
Mentre l'ultima di queste tre dimensioni è il campo delle discipline
religiose e spirituali e alla prima si sono dedicate varie forme di terapia
come il movimento di crescita personale, Bohm sentiva che la dimensione sociale
non era stata sufficientemente presa in considerazione nel nostro secolo.
Questa mancanza di attenzione è causa di molte delle tensioni che affliggono
il nostro pianeta.
La questione essenziale secondo Bohm è che ognuno di noi è legato,
soprattutto a livello inconscio, a delle "posizioni" fisse e non
negoziabili. Quando tali "posizioni" vengono alla luce, fra due
individui, gruppi religiosi o nazioni, portano a una rottura di comunicazione
che può svilupparsi in atti violenti e in guerre.
Come bisogna rivolgersi a queste posizioni fisse? Bohm e De Mare credevano
che il modo più efficace fosse una forma di dialogo senza un leader
a cui partecipano 30-40 persone che si incontrano su un terreno comune di
discussione e che operano come i passati gruppi cacciatore-raccoglitore. Inizialmente
questi incontri tendono ad essere relativamente gentili e cordiali, facendo
provare ai partecipanti un sentimento di collaborazione, ma ad un certo momento
una "posizione" fissa appare. Se è virtualmente impossibile
risolvere questa problematica in un rapporto a due dove le persone tendono
a evitare il conflitto, a simulare il compromesso o semplicemente ad allontanarsi
portando con sé un sentimento di rabbia; la funzione del gruppo come
entità collettiva è quella di offrire un contenitore e di esplorare
la varietà delle posizioni intermedie per permettere al dialogo di
continuare.
Lo scopo di questi gruppi di dialogo non è quindi quello di evitare
la tensione, il conflitto, la rabbia. Piuttosto essi sono benvenuti poiché
una volta emersi si può iniziare ad osservare i vari meccanismi attraverso
i quali essi operano all'interno del gruppo e dentro se stessi. Grazie alla
sicurezza del gruppo in quanto entità collettiva, si riesce a sospendere
la reazione naturale che porta all'attacco o alla difesa di se stessi e ad
osservare invece il modo in cui le posizioni fisse e socialmente condizionate
agiscono a livello linguistico, psicologico e somatico.
Ciò che prima era automatico e in larga misura inconscio diviene ora
accessibile ad un'attenzione consapevole. Lo scopo non è tanto quello
di risolvere il conflitto che si genera attorno ad una particolare posizione
fissa quanto piuttosto quello di notare il ruolo che tali posizioni fisse
giocano nella società umana e nelle interazioni interpersonali. In
questa prospettiva il dialogo di Bohm è una forma di meditazione, una
forma che vive in un contesto di gruppo e che coinvolge tutto il gruppo stesso.
Non è necessario dire che una persona coinvolta nel dialogo dovrebbe
prestare attenzione anche al proprio essere nella dimensione personale e in
quella cosmica.
Dovrei aggiungere che il Dialogo, nella forma proposta da Bohm, non può
realmente succedere nello spazio di un week-end a Venezia ma richiede un periodo
più lungo, mesi o anni.
Detto questo, lasciatemi muovere verso le mie riflessioni personali e confessare
che avendo visitato il sito web mi sento in qualche modo sommerso dall'amore.
Perciò, sono propenso a dire: Questo amore è alquanto sufficiente
per un giorno, grazie! O come Mr Bennett, in "Pride and Prejudice"
di Jane Austen, quando si rivolge a sua figlia Mary che vorrebbe suonare ancora
per i suoi ospiti: "You have delighted us long enough!"
E' certamente vero che l'amore può abbattere tutte le barriere, che
l'amore unisce, abbraccia, sacrifica, scavalca paradossi e annulla le differenze.
Ma l'amore può anche soffocare e sommergere. Il momento più
importante nello sviluppo di un bambino è quando riconosce la madre
come Altro da sé e inizia ad esplorare il mondo come essere indipendente.
Lasciatemi mettere l'amore sul piatto della bilancia. Se desideriamo l'unità
allora dobbiamo anche conoscere la diversità e l'unicità. Ad
un livello il cosmo e un tutto non separato, ad un altro livello è
separazione e individualità. Qualche volta l'elettrone è un'onda
che si propaga in tutto lo spazio abbracciando ogni cosa. Altre volte è
una particella, unica, accentrata e che esiste separatamente e per se stessa
in una piccola regione dello spazio.
Il nostro incontro a Venezia avviene anche all'interno di un contesto più
ampio, quello del matrimonio fra arte e scienza. Il matrimonio è un
congiungimento misterioso, ma riguarda anche la crescita e la maturità
di due individui separati. Nel matrimonio fra arte e scienza deve esserci
spazio per la diversità, per il discorso, per la differenza e non abbiamo
bisogno solo delle somiglianze ma anche delle differenze che esistono fra
lo sguardo dello scienziato e quello dell'artista.
La competizione
è diventata qualcosa che appartiene a un "mondo sporco" ma
cosa ci può essere di più esilarante di due persone che gareggiano
insieme cercando di superarsi o di due musicisti jazz che si scambiano cori?
Perciò amiamo ad ogni costo, ma lasciamo che in quell'amore resti spazio
per il disaccordo, la tensione, erotismo e la vitalità. Facciamo spazio
nella serietà della scienza e dell'arte da galleria ad un senso di
divertimento, irriverenza, sbagli, imbrogli e ad un aroma di un gusto leggermente
cattivo.
David
Peat
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Love and Dialogue
Anita has asked me to write a few words about the idea of dialogue, so before
I give you my own comments about this gathering let me outline the ideas of
David Bohm and Patrick De Mare. (I should add, by means of a qualification,
that while I have attended a few of Bohmís dialogue groups I am by
no means an expert, neither do I promote Dialogue as a panacea for the worldís
ills.)
Bohm was a thinker concerned with what he felt to be the three essential dimensions
of a human being:
Individual
Social
Cosmic and Religious.
While the last on these is the province of religions and spiritual disciplines,
and the first has been well addressed by various forms of therapy as well
as the personal growth movement, Bohm felt that the social dimension had not
been properly addressed in our century and that it was here one would find
the source of the many tensions that plague our planet.
The essential issue, according to Bohm, is that each one of us holds, largely
unconsciously, to certain fixed and non-negotiable positions. When such issues
arise, between two individuals, religious groups or nations it leads to a
breakdown in communications that can extend to violence and warfare.
How are these fixed positions to be addressed? Bohm and De Mare believed that
the most effective way is through a form a leaderless dialogue, involving
some 30-40 persons who meet on a regular basis ñ something of the sort,
they believed, operated with early hunter-gatherer groups. At first these
encounters tend to be relatively polite and cordial, giving participants a
warm feeling of all working together on common ground, but at some point a
fixed position appeara. While these are virtually impossible to resolve on
a one-to-one basis ñpeople tend to avoid conflict, affect compromise
or simply depart in anger - the function of the group as a whole is to provide
a secure container and expose variety of intermediary positions that allow
dialogue to continue.
The aim of such dialogue groups is therefore not to avoid tension, conflict
and anger. Rather they are to be welcomed, for as they surface once can begin
to observe the various mechanisms by which they operate within the group and
within oneself. Thanks to the security of the group as a whole, one is able
to suspend the natural reaction to speak out, attack, or defend oneself and
instead observe the way fixed positions and social conditioning are all operating
at the linguistic, psychological and somatic levels.
What before was automatic and largely unconscious now becomes available for
conscious attention. The aim is not so much to resolve the conflict around
a particular fixed position but to notice the role such fixed positions generally
play in human society and interpersonal interactions. In this sense a Bohmian
dialogue is a form of meditation, but one that takes place within the context
of a group, and which involves the entire group. It goes without saying a
person is involved in dialogue should also be giving attention to the personal
and cosmic dimensions of their being.
I should add that Dialogue, in the form Bohm proposed, cannot really take
place in the space of a weekend in Venice but requires a more extended period
of months or years.
Having said this, let me move on to my own personal reflections and confess
that having visited the web site Iím somewhat overwhelmed by love.
Indeed, Iím inclined to say, ìThatís quite enough love
for one day, thank you!î Or like Mr. Bennett, in Jane Austinís
Pride and Prejudice, addressing his daughter Mary who wishes to play yet another
encore for his guests, ìYou have delighted us long enough.
It is certainly true that love breaks all boundaries, that love unites, embraces,
sacrifices, overcomes paradoxes and dissolves differences. But yet love can
also suffocate and overwhelm. The most important stage in a babyís
development is to see the mother as Other and so discover its own identity.
It must take its first steps away from the oceanic world of love and so begin
to explore the world as an independent being.
Let me put love in the balance pan. If we yearn for wholeness then we must
also acknowledge diversity, and uniqueness. At one level the cosmos is an
unbroken whole, at an other it is separateness and individuality. Sometimes
the electron is a wave, extending over all space, embracing everything. At
other times it is a particle, unique, centered and existing separately and
for itself in a tiny region of space.
Our meeting in Venice is also taking place within the wider context of the
marriage of art and science. Marriage is a mysterious conjunction, but it
is also about the growth and maturity of two separate individuals. Within
the marriage of art and science there must be room for diversity, for discourse,
for difference ñ we need not only the similarities but also the differences
between the gaze of the artist and that of the scientist.
Competition has become somewhat of a dirty world but what can be more exhilarating
when two people race together to try to top each other when two jazz musicians
exchange choruses? So let us have love by all means, but within that love
let us have disagreement, tension, eroticism and vitality. Let us make room
within the seriousness of science and the high art of the gallery, for a sense
of fun, irreverence, mistakes, tricksters and the spice of a little bad taste.
David
Peat
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