social
sculpture #2
Teatro Fondamenta Nove in Venice
Se
riusciremo a dimostrare che lo spazio interstiziale è uno spazio che
esiste saremo anche in grado di dimostrare che il principio di contrapposizione
che ha da sempre informato il modello culturale dominante non è l'unico
principio valido. Forse saremmo in grado di dare spazio al tre che significa
dare spazio ai molti, perché oltre la logica competitiva del due il
tre apre all'incognita più totale, dove solo amore può essere
principio informativo di integrazione. Ma lo spazio interstiziale è ridotto,
possibilmente eliminato, per non far credere che ci sia interruzione all'autoreferenzialità.
Così siamo portati a credere che esista una immensa pianura abitata
dalle istituzioni che ci riconoscono solo se siamo dentro le categorie dei
ruoli sociali come famiglia lovoro e tempo libero.
Non è così invece, c'è sempre uno sapzio interstiziale
tra noi e gli altri, c'é addirittura tra il nostro ego e la coscienza
che ne abbiamo. Il progresso, la crescita avviene in quello sapzio e quando
si tratta dello spazio esteriore a noi, allora quello sapzio interstiziale
può diventare il luogo dove riconoscere l'altro da sé pur mantenendo
la propria identità. Diventa lo spazio condiviso del sentire comune
il "public" appunto.
Anita Sieff 2003